martedì 26 giugno 2012

L'ultima occhiata

C'erano due cose che non tornavano. Il tempo che era trascorso dal suo arrivo e le movenze che assumeva. Era pur vero che la fermata del tram era proprio lì davanti a lei e che facilmente era nell'attesa di esso, però per quale motivo fissava in modo così incuriosito ed intenso la vetrina di un negozio chiuso, per lo più la rivendita al dettaglio di finestre e persiane, rimaneva un mistero.

Ma bastò avvicinarsi un po' di più per capire che non le interessava nulla di quanto presente in quella vetrina. Il vero interesse era un altro. L'effetto specchio che ricreava il riflesso della luce. Era lì che approfittava di quel gratuito servizio prima di andarsene al lavoro. Si stava dando quell'ultima occhiata, per verificare che fosse tutto apposto. Abito, camicia, scarpe e accessori vari. L'ultima di una serie di occhiate che sistematicamente ogni mattina caratterizzavano l'inizio della sua giornata. La prima addirittura risaliva alla sera prima, quando con il pensiero andava ad individuare nell'armadio cosa avrebbe messo. Già lì mentalmente si dava una prima specchiata. 

Cosa che poi si trasformava in qualcosa di concreto durante la fase di vestizione del mattino. Sfidando il proprio sguardo nel grande specchio in bagno. Passando poi alla figura intera di quello presente nell'armadio della camera da letto. Per arrivare infine a quella veloce, ma doverosa, sbirciata nel piccolo specchio a muro dietro la porta d'ingresso, frettolosamente uscendo.

Quel giorno però il destino le aveva regalato un'ultima occasione prima di iniziare un nuovo grande giorno. A poco sarebbe servito avvicinarsi ancor di più a lei e dirle che era splendidamente perfetta di suo, al di là di cosa indossasse e come lo portasse quel giorno. Per lei sarebbe rimasto unico insindacabile giudizio quell'ultima occhiata.

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